A cura di A. Verde, C. Barbieri, Franco Angeli Editore, Milano, 2010.
Quest’opera intende riflettere, da un punto di vista criminologico, sui rapporti tra ciò che viene presentato come illecito – la fiction sul crimine – e ciò che intrinsecamente si rivela tale – il crimine reale –, così come viene messo in trama dalle narrative che se ne occupano e che sono presenti a livello scientifico, mediatico, giudiziario e sociale.
Infatti ciò che “appare” reale, o viene presentato come tale, spesso non lo è, come può rivelarsi più veritiero proprio ciò che invece è frutto di immaginazione: il trait d’union tra realtà del crimine e fiction sul crimine è dato dalla possibilità di narrare, intesa non solo come disponibilità a porsi di fronte alle cose e a sé stessi con una competenza (auto)biografica, ma anche come modalità operativa che può sia originare una ricostruzione fantastica partendo da un evento concreto, sia gettare una luce chiarificatrice su molti dati fattuali prendendo le mosse dal mondo della fantasia.
Il campo delle narrative criminologiche quindi, collocandosi tra fiction e vita, può costituire una sorta di “territorio di mezzo”, partendo dal quale diviene possibile sia utilizzare le narrative di fiction per comprendere gli eventi criminali reali, sia trattare le narrative degli eventi criminali reali connettendole al mondo della fiction.
Nella prima parte del testo vengono dunque presentati alcuni casi di fiction analizzati con le metodiche della scienza criminologica e nella seconda parte dai dati di cronaca si arriva alla teorizzazione criminologica qualitativa e alla fiction.
Nella misura in cui realtà e fiction si influenzano reciprocamente, la criminologia può infatti tentare di decifrare il senso della vita, tanto del criminale, quanto della vittima, in un processo di approfondimento che può dirsi incessante.
WyrdLab 2022
SIC - Società Italiana di Criminologia, Via De Toni 12 - 16132 Genova - CF:95106860109
Lascia un commento