Uberto Gatti, Hans Schadee, Giovanni Fossa
Un crescente numero di immigrati extra-comunitari viene denunciato e condannato in Italia, suscitando allarme sociale, preoccupazioni e dibattiti scientifici.
Gli scienziati sociali che si sono occupati del fenomeno hanno posizioni divergenti: alcuni ritengono che gli immigrati commettano reati in misura di gran lunga superiore ai cittadini italiani, mentre altri credono che gli stranieri siano oggetto di una pesante discriminazione da parte degli organi di controllo sociale, e quindi che, a parità di reati commessi, siano maggiormente esposti alla reazione giudiziaria. Le opinioni degli esperti sono spesso condizionate da motivazioni di tipo ideologico, che sembrano orientare le analisi, mentre appare importante approfondire la conoscenza dei rapporti tra immigrazione e devianza in modo rigoroso ed il più possibile oggettivo, consapevoli del fatto che ignorare il problema è comunque controproducente.
La nostra ricerca si situa all’interno di questo dibattito, ma si propone di rispondere ad un interrogativo diverso da quello relativo ad un maggior coinvolgimento degli immigrati nella criminalità, rispetto agli italiani.
Obiettivi e metodo della ricerca
Ciò che intendiamo indagare riguarda l’impatto generale degli immigrati sulla criminalità di un determinato territorio. Ci proponiamo cioè di verificare se ad un maggior aumento di presenze di immigrati nelle diverse Province, corrisponde un aumento (relativo) di reati. Il periodo considerato è quello degli anni ‘90, durante il quale la presenza di stranieri è notevolmente aumentata, e prende in considerazione alcuni reati, molto diversi tra di loro, ed in particolare l’omicidio, la rapina, lo sfruttamento della prostituzione, il furto d’auto e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Si tratta in sostanza di verificare se l’arrivo di immigrati extra-comunitari in un determinato territorio porta ad un incremento dei reati, in quanto a quelli commessi dagli italiani, relativamente stabili nel tempo, si aggiungerebbero quelli degli stranieri, ovvero se gli stranieri si sostituiscono agli italiani nel commettere reati, tenendo presente che molti reati comuni ( a differenza dei reati dei colletti bianchi) sono commessi dagli strati più deprivati della popolazione. La verifica riguarda sia un reato di tipo prevalentemente espressivo come l’omicidio, sia reati di tipo strumentale, come lo spaccio e lo sfruttamento della prostituzione, che offrono servizi richiesti dalla popolazione, e la rapina. Il furto d’auto è in parte espressivo, quando commesso per divertimento e per esibizionismo, senza un reale interesse economico, ed in parte strumentale, quando il veicolo viene rivenduto (si ritiene che circa la metà dei furti d’auto sia finalizzato alla vendita). L’omicidio ed il furto d’auto hanno anche vantaggio di essere quasi sempre denunciati, e di sfuggire alla nota problematica del “numero oscuro” dei reati.
Da un punto di vista metodologico intendiamo considerare se, controllando per i tassi di reati degli anni precedenti, la crescente presenza degli immigrati contribuisce al numero totale di ognuno dei cinque reati presi in esame, utilizzando i dati aggregati delle 95 Province italiane anno per anno, nel periodo che va dal 1991 al 2000.
I tassi dei reati e la presenza degli stranieri sono modellati come processi endogeni separati, e soltanto legami positivi tra questi due processi forniscono la prova che gli immigrati contribuiscono ai tassi di criminalità al di là di quello che sarebbe stato predetto dall’ipotesi della sostituzione.
Risultati
I risultati dimostrano che i reati di omicidio, rapina e furto di autoveicoli non sono influenzati dall’incremento di immigrati stranieri, in quanto il tasso provinciale di questi reati negli anni ’90 risulta influenzato, anno per anno, dal tasso degli anni precedenti, ma che tenuto conto di ciò, non è influenzato dall’afflusso degli stranieri. Per quanto riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti si è trovato un solo legame tra immigrati e reati (stranieri nel 1991 vs spaccio nel 1993), ma ciò non sembra sufficiente per affermare che esiste un incremento legato all’immigrazione. Nel caso, invece, dello sfruttamento della prostituzione si è assistito ad un incremento dei reati nelle province in cui è stato maggiore l’afflusso di immigrati. Ad eccezione di quest’ultimo reato, la cui denuncia dipende in larga misura dall’azione delle forze di polizia, si può quindi considerare confermata l’ipotesi della sostituzione
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