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Il delitto non sa scrivere. La perizia psichiatrica tra realtà e fiction

Il delitto non sa scrivere. La perizia psichiatrica tra realtà e fiction

A. Alfredo Verde, Francesca Angelini, Silvia Boverini, Margherita Majorana, DeriveApprodi, Roma, 2006.

Recensione di Cristiano Barbieri

Il testo di Alfredo Verde e dei suoi collaboratori è certamente una fra le opere più interessanti e più innovative della moderna letteratura criminologica. Non è quindi azzardato pensare che, dal momento della sua comparsa, questo libro sia destinato a produrre importanti mutamenti nel modo di stendere le perizie psichiatriche.
Gli Autori, infatti, hanno esaminato diverse perizie psichiatriche alla luce dell’analisi del testo narrativo secondo l’approccio teorizzato da Roland Barthes, per il quale è fondamentale “non tanto ciò che si comunica in sé, ma il modo in cui il testo passa dallo scrittore al lettore”.

In proposito, si rammenta che, per Barthes, esistono ben cinque codici (che sono, in altri termini, le “voci” che attraversano un testo): quello ermeneutico (comprensivo di quegli elementi che tendono a formulare un enigma e, possibilmente, a risolverlo, per cui il lettore interrompe il filo del racconto ed è portato a porsi delle domande); quello semantico (inerente tutti i significati che servono a costruire il carattere dei personaggi, le scene e le atmosfere di una vicenda); quello simbolico (che nega le regole della verosimiglianza narrativa per affermare “quello che della vita trascende il livello della parola”); quello proairetico (che organizza le azioni del racconto in sequenze prevedibili sulla base di una logica della verosimiglianza); quello culturale (che mette in relazione il testo del racconto con l’insieme dei saperi da esso richiamati).

In questa prospettiva, l’opera parte da un presupposto ineliminabile: “Il delitto quando irrompe in una società che si propone come razionale e pacificata assume la qualità di evento massimamente perturbate”; di fronte a tale sovvertimento, il racconto, specialmente quello peritale, in quanto narrazione che, per definizione, dovrebbe essere fatta da un esperto, assume una valenza “ordinatrice e rassicurante”, perché “mettere in trama un evento” (cioè raccontarlo, specialmente dal punto di vista tecnico), ne rende possibile la comprensione di senso ed, in qualche misura, contribuisce a ricucire la lacerazione del tessuto sociale e normativo prodotta dal fatto stesso.

Il mezzo che il perito e il consulente tecnico hanno a loro disposizione è quello linguistico, che diventa così uno “strumento ordinatore di una vicenda confusa”, in quanto tende a contrapporre al “caos delle emozioni” un’apparente e rassicurante razionalità.
Andando però a valutare come sia stato utilizzato questo strumento, gli AA. hanno scoperto che il c.d. esperto che redige la perizia, nella maggior parte dei casi, “non sa scrivere”, nel senso che o ha già espresso un giudizio prima ancora di aver iniziato un percorso valutativo, o perde di vista la soggettività del periziando; al punto che, in certi casi, la perizia psichiatrica può trasformarsi in uno “strumento di esclusione e di allontanamento dal corpo sociale di chi viene considerato come inequivocabilmente altro, straniero”.

In tale ottica, il libro non solo si configura come un significativo lavoro di approfondimento dell’approccio narratologico in criminologia, ma rivela notevoli potenzialità; infatti, se è vero che “attraverso lo stile narrativo è possibile cogliere il modo in cui il perito intende la propria funzione e concepisce la propria identità professionale, nella quale confluiscono anche consci o preconsci e tratti di personalità profonde”, ed Alfredo Verde e gli altri Autori lo dimostrano chiaramente, allora questo volume e l’approccio scientifico ad esso sotteso risultano fondamentali per la formazione del criminologo, specialmente sotto il profilo metodologico.
Conoscere, del resto, la portata ed i limiti, le possibilità ed i rischi del proprio operato permette di evitare gli errori così ben individuati in quest’opera, al punto da auspicarne non solo la meritata diffusione editoriale, ma soprattutto da raccomandarne lo studio ponderato e l’utilizzo costante nella pratica a tutti coloro che intendono intraprendere un’attività peritale.

Cristiano Barbieri

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5 settembre 2013
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